Commedia |
2 (1 Inf., 1 Purg.). |
Commedia |
adage Purg. 25.28 (:); adagia Inf. 3.111 (:). |
Composto parasintentico da
agio (vd.; DELI 2 s.v.
adagiare), att. già in Guinizzelli con il signif. di 'procurarsi agi' (TLIO s.v.
adagiare), prima di Dante il verbo ha un uso quasi esclusivamente poetico (a eccezione delle occ. nel
Tesoro volg. e in
Bartolomeo da San Concordio; cfr.
Corpus OVI). Nell’occ. di
Inf. 3.111 l’interpretazione semantica del verbo usato come intrans. apre a due diverse letture: la prima fa leva sul signif. di 'prendersela ad agio, comodamente’, con rif. alle anime che si attardano a entrare nella barca di Caronte; la seconda proviene da
Boccaccio (cfr.
Corpus OVI), seguito da
Iacomo della Lana, e interpreta 'accomodarsi, fare per sedersi', decisamente preferibile se si considera il contesto e l'immagine delle anime
sì pronte (v. 74) a
trapassar lo rio (v. 124). Nell'occ. di
Purg. 25.28 il verbo assume il signif. di 'acquietarsi': come chiosato da Bellomo-Carrai, «il verbo dice dell'inquietudine già da tempo (cfr.
Pg. XXIII 37-39) generata in Dante» (
ad l.) dall'impossibilità di comprendere come dei corpi non soggetti al bisogno di nutrimento si facciano magri. La desinenza in
-e della 2
a pers. sing. dell’ind. pres. dei verbi della 1
a classe (
t'adage) si conferma tratto del fior. accanto all’uscita in
-i (cfr. Manni,
Il Trecento toscano, pp. 142-143).
Autore: Elena Felicani.
Data redazione: 26.04.2021.
Data ultima revisione: 29.10.2021.