Vocabolario Dantesco
biscazzare v.
Commedia 1 (1 Inf.).
Commedia biscazza Inf. 11.44.
Da biscazza, voce dall'etimo non accertato, con corrispondenti nel lat. mediev. del sec. XIII (vd. DELI 2 s.v. biscazzare). Il verbo, che ha il signif. di 'sperperare al gioco' («giuoca e gitta li suoi beni spendendoli come non si dee», chiosa Francesco da Buti, ad l.), è già att. nella prima metà del Duecento nel libro di conti di Mattasalà; successivamente esso risulta poco diffuso e ricorre esclusivamente nei commenti alla Commedia (per tutto vd. TLIO s.v. biscazzare). Nelle sue Prose della Volgar lingua (II V), così commenta il verbo biscazzare Pietro Bembo: «consuma o disperde avrebbe detto, non biscazza, voce del tutto dura e spiacevole; oltra che ella non è voce usata, e forse ancora non mai tocca dagli scrittori». La forma bischaccia di Urb (interpretata da alcuni commentatori moderni come peggiorativo di bisca) non compare nell'ed. Sanguineti, in quanto considerata var. puramente grafica di biscazza (cfr. Sanguineti, p. 566).
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.10.2019.
Data ultima revisione: 06.05.2022.
1 Sperperare al gioco.
[1] Inf. 11.44: Puote omo avere in sé man vïolenta / e ne' suoi beni; e però nel secondo / giron convien che sanza pro si penta / qualunque priva sé del vostro mondo, / biscazza e fonde la sua facultade, / e piange là dov' esser de' giocondo.