Vocabolario Dantesco
basterna s.f.
Commedia 1 (1 Purg.).
Commedia basterna Purg. 30.16 (:).
Att. solo nella Commedia e nei commentatori. Il vocabolo è un latinismo da basterna, att. solo a partire dal IV sec. (LEI s.v., 5, 123.9-38; cfr. anche TLL s.v.). In tale periodo con basterna si indicava una lettiga o una portantina chiusa, sorretta e mossa da due muli e utilizzata per il trasporto delle nobildonne romane (vd. Kay, Epigrams, pp. 41 e 97-100). In Dante, tuttavia, la basterna indica il carro (vd.) a due ruote, trainato dal grifone, che trasporta Beatrice nel Paradiso terrestre, e che successivamente viene nominato anche con i latinismi plaustro (vd.) e veiculo (vd.). L'"adattamento" semantico della parola potrebbe dipendere sia dalla necessità stilistica della variatio, qui, fra l'altro complicata dalla sede rimica, sia dalle effettive conoscenze che si potevano avere della basterna romana nel Medioevo. Infatti, nei corpora glossaristici e nei lessici tardolatini o mediolatini, quando si menziona la basterna, non sempre si parla di 'lettiga' (cfr. TLL s.v. basterna). Per es., Servio, nel commentare i pilenta (lussuosi carri a quattro ruote utilizzati dalle matrone romane e dalle Vestali) di Aen., VIII, 666, afferma: «pilenta sunt vehicula, sicut nunc basternas videmus». Oppure, dal CGL, si ricavano glosse come: «genus currus, in quo nobiles feminae sedebant» (CGL, V, p. 562; cfr. anche CGL, V, p. 520). O ancora, nei principali lessici medievali, si legge che una basterna è: «vehiculum itineris, quasi viae sternax, mollibus stramentis composita, a duobus animalibus deportata» (Isidoro, Etimol., XX.12.5); o «teca manualis vel vehiculum itineris quasi vesterna, quia mollibus vestubus sternitur et a duobus animalibus trahitur; ibi nobiles femine deferuntur» (Cecchini, Uguccione, B 42). Uguccione, che sta alla base di alcuni commentatori trecenteschi (cfr., per es., Pietro Alighieri, [redd. I e III] e Benvenuto da Imola), sembra operare una sintesi pressoché completa del materiale pregresso, tanto che c'è chi afferma che è proprio a partire da lui che Dante potrebbe aver mutuato i tratti fondamentali della sua basterna: «Dante has given his "basterna" two wheels; has substituted the "biforme fera" (XXXII 96) for the two draught-animals; and within the car has placed one "noble woman" - Beatrice - and a "hundres" Angels» (Austin, Gleanings, pp. 85-86). A simili conclusioni era arrivato anche Benvenuto da Imola: «et sic vide quantum metaphora sit propria, quia ista biga [[...]] trahitur ab animali duarum naturarum, et est multipliciter adornata, in qua defertur nobilissima domina, scilicet Beatrix».
Autore: Cristiano Lorenzi Biondi.
Data redazione: 29.04.2020.
Data ultima revisione: 30.06.2020.
1 Carro (a due ruote) a trazione animale.
[1] Purg. 30.16: la gente verace [[...]] / al carro volse sé come a sua pace [[...]]. / Quali i beati al novissimo bando / surgeran presti ognun di sua caverna, / la revestita voce alleluiando, / cotali in su la divina basterna / si levar cento, ad vocem tanti senis, / ministri e messagger di vita etterna.