Vocabolario Dantesco
zanzara s.f.
Commedia 1 (1 Inf.).
Commedia zanzara Inf. 26.28 (:).
Il sost. ricorre una sola volta, in Inf. 26.28, nella similitudine che indica l’appressarsi della sera, quando la zanzara succede alla mosca (cfr. Iacomo della Lana «lle mosche volano de díe e le cença de notte»). Come osserva Chiavacci Leonardi ad l., «la fitta presenza di mosche di giorno e di zanzare di notte è tipica dell'estate nei luoghi dell'Italia centrale appenninica a cui in genere si riferiscono le similitudini campestri di Dante». Quanto alla forma del lemma, l’edizione Petrocchi ha zanzara, che però non è lezione di Triv, dove si legge zenzara (çençara), come in Co Pr Ricc Tz (inoltre cençara in Rb e, con protonica, cinçara in Mad); zenzara è a testo in Lanza e Inglese, che accetta la derivazione dal «lat. tardo zinzala, variante di zanzala (voci onomatopeiche)» (cfr. DELI 2 s.v. zanzara).
Autore: Fiammetta Papi.
Data redazione: 05.09.2018.
Data ultima revisione: 28.02.2019.
1 [Zool.] Piccolo insetto volatile (per lo più notturno).
[1] Inf. 26.28: Quante 'l villan ch'al poggio si riposa, / nel tempo che colui che 'l mondo schiara / la faccia sua a noi tien meno ascosa, / come la mosca cede a la zanzara, / vede lucciole giù per la vallea, / forse colà dov' e' vendemmia e ara...