Vocabolario Dantesco
unghia s.f.
Commedia 8 (7 Inf., 1 Purg.).
Altre opere1 (1 Conv.).
Commedia unghia Inf. 22.69, 29.89; unghie Inf. 9.49, 17.86, 18.131, 29.80, 29.82, Purg. 16.99.
Altre opere unghie Conv. 3.14.8.
Vocabolari: Crusca in rete, ED.
Dal latino ŭngula (DELI 2 s.v. unghia). Nella maggior parte delle occ., unghia ricorre col signif. 1: a Inf. 9.49, le Erinni si graffiano violentemente il petto con le unghie, percuotendosi e gridando, in una tipica rappresentazione di rabbia e dolore; a Inf. 18.131 è Taïde, la «sozza e scapigliata fante» (vd. fante (1)), che si «graffia con l'unghie merdose», immersa nello sterco. Le tre occorrenze di Inf. 29, invece, rientrano nella descrizione della pena che affligge i falsari di metalli: tra i dannati Dante scorge due alchimisti appoggiati l'uno all'altro coperti di croste dalla testa ai piedi («dal capo al piè di schianze macolati», v. 75); entrambi si grattano con violenza per il tremendo prurito, levando le croste con le unghie (per cui vd. anche dismagliare e rel. Nota). A Inf. 17.86, in partic., le «unghie smorte» sono sintomo della febbre quartana (vd.), nella «vivissima similitudine» (Chiavacci Leonardi, ad l.) che accosta i sintomi che preannunciano l'arrivo di tale febbre, tra i quali il «riprezzo» (v. 85), le unghie smorte e il tremito («triema tutto pur guardando 'l rezzo», v. 87), alle sensazioni che assalgono Dante costretto a salire in groppa a Gerione. A Purg. 16.99, l'espressione unghie fesse (vd. anche fendere e ED s.v. fendere) indica lo zoccolo bipartito proprio di alcune specie animali: ricorre in un passo che è la cit. di un precetto della legge mosaica (Deut. 14,7) che proibiva agli ebrei di mangiare carne di animali non ruminanti e che non avessero il piede biforcuto (Tommaso, S. Th., I-II 102,6: «ruminatio significat meditationem Scripturarum et sanum intellectum earum» e «fissio ungulae significat […] discretionem boni et mali»; cfr. anche Inglese, ad l.). A Inf. 22.69 il sost. è rif. agli artigli dei diavoli della quinta bolgia, come anche il sost. unghione (vd.) al v. 41, dove Rubicante è invitato a mettere gli unghioni addosso al dannato e a scuoiarlo come fa Cerbero, a Inf. 6.17-18, con le sue mani unghiate (vd. unghiato).
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 13.01.2021.
Data ultima revisione: 19.03.2021.
1 Ciascuna delle formazioni cornee presenti sulle estremità delle dita degli esseri umani e di diverse specie animali (spec. con rif. all’azione di grattare e graffiare).
[1] Inf. 9.49: Con l'unghie si fendea ciascuna il petto; / battiensi a palme e gridavan sì alto, / ch'i' mi strinsi al poeta per sospetto.
[2] Inf. 17.86: Qual è colui che sì presso ha 'l riprezzo / de la quartana, c'ha già l'unghie smorte, / e triema tutto pur guardando 'l rezzo, / tal divenn' io a le parole porte...
[3] Inf. 18.131: Appresso ciò lo duca «Fa che pinghe», / mi disse, «il viso un poco più avante, / sì che la faccia ben con l'occhio attinghe / di quella sozza e scapigliata fante / che là si graffia con l'unghie merdose, / e or s'accoscia e ora è in piedi stante.
[4] Inf. 29.80: e non vidi già mai menare stregghia / a ragazzo aspettato dal segnorso, / né a colui che mal volontier vegghia, / come ciascun menava spesso il morso / de l'unghie sopra sé per la gran rabbia / del pizzicor, che non ha più soccorso...
[5] Inf. 29.82: e sì traevan giù l'unghie la scabbia, / come coltel di scardova le scaglie / o d'altro pesce che più larghe l'abbia.
[6] Inf. 29.89: «O tu che con le dita ti dismaglie», / cominciò 'l duca mio a l'un di loro, / «e che fai d'esse talvolta tanaglie, / dinne s'alcun Latino è tra costoro / che son quinc' entro, se l'unghia ti basti / etternalmente a cotesto lavoro».
Unghia fessa: zoccolo bipartito proprio di alcune specie animali.
[7] Purg. 16.99: Nullo, però che 'l pastor che procede, / rugumar può, ma non ha l'unghie fesse...
1.1 [Rif. ai diavoli della quinta bolgia].
[1] Inf. 22.69: Così foss' io ancor con lui coperto, / ch'i' non temerei unghia né uncino!».