Vocabolario Dantesco
augure s.m.
Commedia 1 (1 Inf.).
Commedia augure Inf. 20.110.
Prima att. Latinismo da augur (LEI s.v., 3, 2290.17). Dante impiega il cultismo in senso generico (cfr. Inglese ad l.) piuttosto che col signif. lat. che lega il vocabolo all'osservazione del volo degli uccelli o di altri fenomeni naturali. Quanto alla forma, Lanza e Inglese accolgono la var. con metaplasmo di declinazione àuguro (di Mad e Triv). I commenti antichi riprendono il lessema dantesco contribuendo, insieme ai volgarizzamenti dai classici, ad una sua contenuta vitalità trecentesca. In alcuni casi il vocabolo può assumere una connotazione spregiativa (cfr. TLIO s.v. àugure).
Autore: Veronica Ricotta.
Data redazione: 03.04.2017.
Data ultima revisione: 09.05.2018.
1 [Presso gli antichi:] chi interpreta il volere degli dèi con pratiche di divinazione.
[1] Inf. 20.110: Allor mi disse: «Quel che da la gota / porge la barba in su le spalle brune, / fu - quando Grecia fu di maschi vòta, / sì ch'a pena rimaser per le cune - / augure, e diede 'l punto con Calcanta / in Aulide a tagliar la prima fune.