Vocabolario Dantesco
trapunto agg.
Commedia 1 (1 Purg.).
Commedia trapunta Purg. 24.21 (:).
Deverbale da trapungere (cfr. DELI 2 s.v.), di cui può costituire il participio a grado zero. La voce è stata variamente interpretata dai commentatori antichi e moderni, che mettono il vocabolo in relazione ora con l’effetto dell’estrema magrezza dei volti ora con la presenza delle squame sul volto, sulla scorta di Purg. 23.39: «Già era in ammirar che sì li affama, / per la cagione ancor non manifesta / di lor magrezza e di lor trista squama» (vd. squama). È prob. che l'agg. sia qui usato in una accezione tecnica prelevata dall'ambito tessile per alludere, attraverso l’immagine realistica di un particolare tipo di ricamo (cfr. TLIO s.v. trapunto), sia alla magrezza sia alle asperità della pelle dovute al digiuno a cui sono costretti i golosi. L'idea del signif. estensivo del tecnicismo tessile con valore di ‘ricamato’ è già di Cesari (Bellezze, p. 375) e poi anche in TB (s.v. trapunto; cfr. ED s.v.), con rif. alle «inuguaglianze dell'arida pelle». La semantica porta a escludere che le ossa possano trafiggere il volto e di conseguenza si accantona l’interpretazione di ‘trafitto’ (su cui da ultimo Inglese ad l.).
Autore: Veronica Ricotta.
Data redazione: 15.09.2017.
Data ultima revisione: 25.05.2018.
1 [Con rif. al volto dei golosi consunto dalla magrezza e che presenta asperità sulla pelle:] che ha l’aspetto di un ricamo.
[1] Purg. 24.21: Bonagiunta da Lucca; e quella faccia / di là da lui più che l'altre trapunta / ebbe la Santa Chiesa in le sue braccia: / dal Torso fu, e purga per digiuno / l'anguille di Bolsena e la vernaccia.