Gallicismo dal fr. antico
talent o dal prov.
talan 'desiderio, volontà' (cfr. Migliorini in ED s.v.
gallicismi; Viel,
I gallicismi, p. 231 e bibliografia cit.), con base lat.
talentum (FEW s.v., 13/1, 36b; Nocentini s.v.
talento), per slittamento semantico dal gr.
tálanton ‘inclinazione della bilancia’ (vd. Migliorini,
Polysémie des latinismes, p. 83 e DELI s.v.). Come prestito galloromanzo, risulta att. in it. antico dagli inizi del Duecento nel
Ritmo S. Alessio (cfr.
Corpus TLIO), sebbene si trovi già come antrop. in un doc. lat. di area tosc. nel XII sec. (cfr. GDT, p. 657). Nella
Commedia il sost. ricorre col signif. di 'desiderio' in
Inf. 2.81 e
Inf. 10.55 (lo stesso in
Fiore 73.6 e in
Rime 6.45). Con valore squisitamente filosofico (§
2), il termine indica il desiderio istintivo, inteso come inclinazione naturale non dettata dalla ragione umana («appetitus vero quem auctor vocat hic 'talentum', dicitur affectus sine ratione», Pietro Alighieri): l'occ. infernale (§
2 [1]) è rif. ai peccatori di incontinenza, incapaci «di dominare con la ragione il desiderio naturale» (Bellomo,
Introduzione al canto V), come già in Brunetto Latini,
Tresor, II.20, 6: «la raisons remaint sous le desirrer». Nel Purgatorio (§
2 [2]) è l'appetito sensitivo degli spiriti penitenti, quale determinante, secondo la concezione tomistica (
Super Sent., I, d. 48, q. 1, a. 4: «Est et quaedam voluntas in nobis naturalis, qua appetimus id quod secundum se bonum est homini, inquantum est homo») della «
voluntas naturalis che può opporsi alla
voluntas deliberata dalla ragione» (Bellomo-Carrai,
ad l.): lo stesso desiderio che nella vita terrena induce al peccato, nei penitenti è orientato dalla divina giustizia verso la pena in contrasto con la volontà deliberata («secundum hanc tendimus in illud quod habet rationem bonitatis ex fine»,
S. S.,
ibid.). Gran parte dell'esegesi, dalla più antica, si richiama invece alla distinzione tomistica (
S. T.,
Suppl. app. I, a. 4) tra
voluntas conditionata e
voluntas absoluta (per cui vd. Inglese,
ad l.). In
Rime 35.7 la locuz.
in un talento vale 'di comune accordo, in concordia di intenti'.
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 27.09.2018.
Data ultima revisione: 01.07.2022.