Vocabolario Dantesco
talento s.m.
Commedia 4 (3 Inf., 1 Purg.).
Altre opere2 (2 Rime).
1 (1 Fiore).
Commedia talento Inf. 2.81, 5.39, 10.55, Purg. 21.64.
Altre opere talento Rime 6.45, 35.7.
talento Fiore 73.6.
Gallicismo dal fr. antico talent o dal prov. talan 'desiderio, volontà' (cfr. Migliorini in ED s.v. gallicismi; Viel, I gallicismi, p. 231 e bibliografia cit.), con base lat. talentum (FEW s.v., 13/1, 36b; Nocentini s.v. talento), per slittamento semantico dal gr. tálanton ‘inclinazione della bilancia’ (vd. Migliorini, Polysémie des latinismes, p. 83 e DELI s.v.). Come prestito galloromanzo, risulta att. in it. antico dagli inizi del Duecento nel Ritmo S. Alessio (cfr. Corpus TLIO), sebbene si trovi già come antrop. in un doc. lat. di area tosc. nel XII sec. (cfr. GDT, p. 657). Nella Commedia il sost. ricorre col signif. di 'desiderio' in Inf. 2.81 e Inf. 10.55 (lo stesso in Fiore 73.6 e in Rime 6.45). Con valore squisitamente filosofico (§ 2), il termine indica il desiderio istintivo, inteso come inclinazione naturale non dettata dalla ragione umana («appetitus vero quem auctor vocat hic 'talentum', dicitur affectus sine ratione», Pietro Alighieri): l'occ. infernale (§ 2 [1]) è rif. ai peccatori di incontinenza, incapaci «di dominare con la ragione il desiderio naturale» (Bellomo, Introduzione al canto V), come già in Brunetto Latini, Tresor, II.20, 6: «la raisons remaint sous le desirrer». Nel Purgatorio (§ 2 [2]) è l'appetito sensitivo degli spiriti penitenti, quale determinante, secondo la concezione tomistica (Super Sent., I, d. 48, q. 1, a. 4: «Est et quaedam voluntas in nobis naturalis, qua appetimus id quod secundum se bonum est homini, inquantum est homo») della «voluntas naturalis che può opporsi alla voluntas deliberata dalla ragione» (Bellomo-Carrai, ad l.): lo stesso desiderio che nella vita terrena induce al peccato, nei penitenti è orientato dalla divina giustizia verso la pena in contrasto con la volontà deliberata («secundum hanc tendimus in illud quod habet rationem bonitatis ex fine», S. S., ibid.). Gran parte dell'esegesi, dalla più antica, si richiama invece alla distinzione tomistica (S. T., Suppl. app. I, a. 4) tra voluntas conditionata e voluntas absoluta (per cui vd. Inglese, ad l.). In Rime 35.7 la locuz. in un talento vale 'di comune accordo, in concordia di intenti'. 
 
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 27.09.2018.
Data ultima revisione: 01.07.2022.
1 Forte aspirazione a ottenere o realizzare qsa che si considera un bene; desiderio.
[1] Inf. 2.81: tanto m'aggrada il tuo comandamento, / che l'ubidir, se già fosse, m'è tardi; / più non t'è uo' ch'aprirmi il tuo talento.
[2] Inf. 10.55: Dintorno mi guardò, come talento / avesse di veder s'altri era meco; / e poi che 'l sospecciar fu tutto spento, / piangendo disse...
2 [Filos.] Appetito sensitivo, istinto naturale (contrapposto alla ragione).
[1] Inf. 5.39: Intesi ch'a così fatto tormento / enno dannati i peccator carnali, / che la ragion sommettono al talento
[2] Purg. 21.64: Prima vuol ben, ma non lascia il talento / che divina giustizia, contra voglia, / come fu al peccar, pone al tormento.