Commedia |
stregghia Inf. 29.76 (:). |
Prima att. con il primitivo esito tosc. trecentesco di -GL- in [ggj] (cfr. Castellani,
Saggi, pp. 213-221). Dal lat. volg. *
strĭgĭla(m) 'raschietto' (cfr. Nocentini s.v.
striglia). La voce, nell'espressione fras.
menare stregghia e in rima "aspra" (unica nella
Commedia) con
tegghia (vd.) e
vegghia (vd.), contribuisce alla pregnante similit. tra il grattarsi furioso dei falsari colpiti dalla scabbia e il vigore con cui il garzone striglia il mantello del cavallo (per il giudizio critico di Pietro Bembo nei confronti del passo cfr. Id.,
Prose, pp. 63, 105 e Manni,
Dante, p. 112). Nonostante le rarissime occ. del termine, l'attrezzo doveva essere ben noto in ambito contadino, come si evince dal
Declarus di Angelo Senisio («et est instrumentum ferreum, quo equvi mundantur, quod dicitur
strigla») e dalla glossa di Giovanni da Serravalle
ad l. («
strillia est instrumentum ferreum, cum quo terguntur, confricantur et mundantur equi»).
Autore: Francesca Spinelli.
Data redazione: 02.05.2022.
Data ultima revisione: 06.05.2022.