Commedia |
spigolar Inf. 32.33. |
Att. solo nella
Commedia e nei commentatori. Da
spiga (vd.) e, come precisa più partic. Viel (
«Quella materia ond'io son fatto scriba»,
p. 160), «dal lat. medievale
spigolator 'qui spicas legit in agro a messoribus praeteritas' documentato a Bologna nel 1250-67, e
spigulatrix 'quae messe facta spicas legit', sempre negli Statuti di Bologna nel 1250-67, e
spigulatura, a Vercelli» (cfr. anche Du Cange VII 554 b-c). Il verbo
spigolare ricorre esclusivamente a
Inf. 32.33, in una perifrasi temporale all'interno della similitudine usata per descrivere il modo in cui i dannati sono conficcati nel ghiaccio di Cocito: la perifrasi indica l'estate, tempo di mietitura, quando la contadina, dopo aver raccolto le spighe nel campo per tutto il giorno, sogna ancora per tutta la notte di
spigolare («cioè di coglier le spighe rimase, che si chiama ristoppiare», spiega
Francesco da Buti,
ad l.). Dopo l'uso dantesco, il verbo è scarsamente att. nel Trecento (cfr.
Corpus TLIO), ma infittisce le sue occ. in epoca moderna fino a divenire oggi parte del lessico "comune" (cfr. GRADIT).
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.09.2019.
Data ultima revisione: 28.02.2022.