Dal lat. tardo
soca 'fune', di origine sconosciuta (DEI s.v.
soga; Nocentini s.v.
soga, rinvia anche al fr. antico
soue, per cui cfr. FEW s.v.
soca, 12, 11a). La prima att. del lemma in volg. è in una canzone di Monte Andrea (
Monte Andrea [ed. Minetti], canz. 9.5, p. 95: « [la rota di Fortuna] d'ongni tempesta alargat'à la soga»), dove ricorre in rima con
sfoga (in Dante
disfoga :
soga; cfr. Inglese e Hainsworth,
Dante and Monte Andrea, pp. 160-161), sebbene già si rintracci con il signif. di 'fune (unità di misura)' in un doc. lat. di Chiusi del sec. X (GDT s.v.
[soga]). A
Inf. 31.73, i commentatori si dividono nell'interpretare
soga come una semplice «cordam, vel funem» (Benvenuto da Imola) o come una «correggia del soatto piena» (
Francesco da Buti). Giovanni da Serravalle afferma che la
soga è un «genus funis, qua utuntur naute in trahendo navim», mentre Daniello chiosa: «soga, alla Lombarda, cioè la fune». La doc. antica conferma che il lemma era effettivamente assai diffuso in area sett., nel lessico marinaresco, ma non solo (cfr.
Corpus OVI e, per la situazione odierna, AIS 242). Inoltre, se si incrociano tali dati con quelli registrati da Du Cange (s.vv.
soca 1 e
soga), in area sett.
soga sembrerebbe indicare una ‘fune di canapa utile a vari impieghi’, mentre lo stesso Du Cange ne registra a Roma un’occ. del sec. XIII con il signif. di ‘laccio o cinghia di cuoio’ («sogam carralem de corio»; vd. anche il quadro riassuntivo di Ortoleva,
Note critico-testuali, pp. 69-70, e le osservazioni di Volpi,
Per manifestare, p. 152). Per l’area tosc., oltre all’occ. dantesca e alla glossa di Francesco da Buti, si registrano le att. del già cit. Monte Andrea (del quale non si deve dimenticare il periodo bol.) e di
Tommaso di Giunta, Conc. Am., son. 26.3, p. 84: in entrambi
soga è utilizzato in contesto fig. e senza ulteriori specifiche materiali (cfr.
Corpus OVI). Nel passo dantesco, il gigante Nembrotto, biblico «venator» (cfr. ED s. vv.
giganti e
Nembrot), ha al collo una
soga alla quale è appeso un
corno (vd.): essa, alla luce della doc., potrebbe indicare sia una 'striscia di cuoio' (quasi una grossa correggia, compatibile con la figura del cacciatore) sia una 'corda di canapa' simile a un capestro per animali o, addirittura, a una cima per imbarcazioni (compatibile con la dimensione del personaggio). Possono far propendere verso la 'striscia di cuoio', la presenza in tosc. antico di
soatto 'tipo di cuoio di vario spessore', prob. derivato di
soga (cfr. Nocentini s.v.
soga) e il fatto che una
correggia poteva essere portata al collo, fra l'altro in segno di umiltà e sottomissione (cfr. TLIO s.v.
correggia). Tuttavia, alcune miniature trecentesche rif. al passo rappresentano Nembrot con una corda (cfr. BMS, II, pp. 301-302). Per la posizione della
soga (al collo, a tracolla o attorno al busto del gigante), vd.
dogare.
Autore: Cristiano Lorenzi Biondi.
Data redazione: 03.10.2018.
Data ultima revisione: 22.07.2019.