Vocabolario Dantesco
sofista s.m.
Commedia 1 (1 Par.).
Commedia sofista Par. 24.81 (:).
Prima att. Latinismo (di derivazione gr.) da sophista (DELI 2 s.v. sofista). Il termine, che in origine fa rif. a un ristretto gruppo di filosofi attivi ad Atene nell'ultimo trentennio del V sec. a.C., subisce un precocissimo deterioramento semantico, al pari di sofisma (vd.) e dei suoi derivati: sofista viene così a identificare un pensatore che si serve della dialettica con abilità e proprietà, ma al fine di ingannare. In it. antico, di fatto, il termine è att. esclusivamente con valore spregiativo (cfr. TLIO s.v. sofista). Così glossa il termine e il passo di Dante, per es., Francesco da Buti (ad l.): «ingegno di sofista; cioè di colui che argomenta scientificamente, o vero non vi potrebbe avere luogo ingegno d'ingannatore con argomenti apparenti: imperò che sofista è vocabulo greco che si interpreta savio, o vero ingannatore». La forma geminata soffista, att. nel cod. Co, è normale nei doc. tosc. e fior. in partic. (cfr. anche quanto detto s.v. sofisma).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 22.05.2019.
Data ultima revisione: 17.07.2019.
1 [Filos.] Filosofo seguace della sofistica. [Con valore neg.:] chi utilizza argomenti di artificiosa sottigliezza con intento ingannevole (estens.).
[1] Par. 24.81: Allora udi': «Se quantunque s'acquista / giù per dottrina, fosse così 'nteso, / non lì avria loco ingegno di sofista».