Prima att. Da
gorgo (vd.), con pref.
s- di allontanamento (DELI 2 s.v.
sgorgare). A
Purg. 31.20 il verbo è impiegato iperbolicamente per indicare lo scioglimento improvviso e incontrollato di una tensione emotiva a lungo trattenuta: un processo efficacemente assimilato, nei versi precedenti, a quello che porta alla rottura di un
balestro (vd.) eccessivamente caricato. Lo
sgorgare dantesco, che precede la confessione del pellegrino dinanzi a Beatrice, è rif. simultaneamente a
lagrime e
sospiri; nell'estrema concisione dell'immagine, tuttavia, il verbo stringe con i due referenti un rapporto semantico evidentemente diverso, che è estens. rispetto alle prime, pur sempre liquide, che fuoriescono dagli occhi, e fig. rispetto ai secondi, che sono invece emessi dalle labbra. Così, per es., chiosa il passo
Francesco da Buti: «
Fuori sgorgando lagrime e sospiri; cioè mandando fuori delli occhi lagrime, e sospiri de la bocca: le lagrime descendeno dal celebro, e li sospiri vegnano dal cuore, che sono li principali membri l'uno de la vita, e l'altro de lo intelletto e del senso» (
ad l.). Dopo Dante e fuori del circuito esegetico del poema, il verbo conta att. piuttosto rare e isolate (vd.
TLIO s.v.); con possibile richiamo al luogo dantesco,
sgorgare è nella
Fiammetta del Boccaccio («per gli occhi, non altramente che vena che pregna sgorghi nell'umide valli, amare lagrime cominciai a versare» ivi, cap. 6, par. 3, p. 170; cfr.
Corpus OVI; Viel,
«Qualla materia ond'io son fatto scriba», p. 362).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 22.06.2021.
Data ultima revisione: 22.07.2021.