Commedia |
artigliar Inf. 22.140. |
Prima att. Formazione parasintetica su
artiglio (vd.), di prob.
matrice dantesca.
Artigliare s'inserisce con coerenza (e ironia) nella serie lessicale ornitologica e venatoria con cui il poeta raffigura le maldestre manovre dei diavoli (ess.
falcon, sparvier grifagno,
ghermito, sghermitor ecc.). Dopo Dante, il v. occorre per lo più come citazione nei commentatori, che chiosano
artigliare con
ghermire o «pungere con l'ongie» (
Maramauro,
ad l.). Si rileva poi un'att. in un componimento attribuibile al Boccaccio: «la fiera lupa delle sette branche, / con le quaï artiglia il più romito» (
Rime, pt. II [Dubbie], 41.26-27; cfr. TLIO s.v.
artigliare). Quest'ultimo, in ogni caso, ricorre in modo originale e autonomo al v. nelle
Esposizioni, avvalendosi – per descrivere delle
branche altrettanto temibili, ossia quelle di Gerione – della forma agg.
artigliato (vd.): «Due branche, cioè due piedi artigliati, come veggiamo che a' dragoni si dipingono» (Id. a
Inf. 17.13). Ancora in area fior., il v. appare in un sonetto di
Ugo de le Paci (a. 1375) destinato al Sacchetti («qual più di quelle artiglia / col suo piacer»,
Rime, 125a, 10-11; cfr.
Corpus OVI).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 26.11.2019.
Data ultima revisione: 20.12.2019.