Vocabolario Dantesco
scialbo agg.
Commedia 1 (1 Purg.).
Commedia scialba Purg. 19.9 (:).
Prima att. Deverbale da scialbare, a sua volta dal lat. tardo exalbare (DELI 2 s.v. scialbare), att. dalla fine del Duecento col signif. di 'coprire una superficie con l'intonaco' (vd. TLIO s.v. scialbare). L'agg. ricorre nella Commedia esclusivamente a Purg. 19.9 a indicare il colorito del volto della «femmina balba»: «ecco la quinta condizione, ch'era pallida», spiega Francesco da Buti, nell'elencazione delle caratteristiche della «femmina» che «descritta così imperfetta, significa la falsa felicità mondana, la quale li omini pognano in cinque particulari beni; cioè in ricchesse, signorie, onori, fama e diletti carnali, li quali sono tutti imperfetti e fallaci». Tuttavia, se la chiosa prevalente nei commenti è sempre stata 'pallida', considerando l'etimologia del lemma è bene specificare (con Manni, Da Dante a noi, p. 428) che «scialbare era termine tecnico della pittura e dell'edilizia e voleva dire 'ricoprire d’intonaco, intonacare', così come il sostantivo derivato scialbatura voleva dire 'intonacatura'»: la voce, dunque, indica «il non colore, l’aspetto terreo, smorto, cereo del volto della femmina balba, quel volto che poi, nel procedere del sogno, allo sguardo di Dante, si colorava» (ivi, p. 429; cfr. anche Rebuffat, Nell'ora più fredda, p. 298 e TLIO s.v. scialbo). Per ulteriori approfondimenti sulla «femmina balba» vd. anche balbo, rel. Nota e bibliografia ivi citata. Il lemma nel Trecento ha poche attestazioni (vd. TLIO s.v. scialbo), tra cui in Manfredino (per cui vd. Mancini, Poeti perugini del Trecento, p. 257) che presenta le stesse parole in rima di Dante: alba, balba e scialba (cfr. Corpus OVI). La stessa rima in -alba è unica nel poema.
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 29.07.2019.
Data ultima revisione: 02.11.2020.
1 Privo di colore (detto del viso).
[1] Purg. 19.9: mi venne in sogno una femmina balba, / ne li occhi guercia, e sovra i piè distorta, / con le man monche, e di colore scialba.