Prima att.
Latinismo da
articulare, a sua volta da
articulus nell'accezione di 'giuntura, articolazione' (LEI s.v.
articulus, 3.1, 1487.7). In lat. il verbo è largamente impiegato nel signif. partic. di 'pronunciare con chiarezza (un suono, una parola)' (cfr. Isidoro,
Etimol., I.15.1: «omnis vox aut est articulata, aut confusa»), senz'altro vitale anche nell'it. contemporaneo (cfr. GRADIT s.v.). Con rif. a parti del corpo e alle loro articolazioni, invece, il verbo lat. è doc. nella trad. patristica, ove può trovarsi proprio in relazione alla costituzione delle membra umane (es.: «emisisse scintillam vitae, quae erexit hominem, et articulavit, et vivere fecit», Ireneo,
Libros adv. haereses, I.24.1; cfr. TLL s.v.
articulo, 2, 690.49). In Dante,
articulare occorre un'unica volta, con valore sost., nella complessa dissertazione di Stazio sull'origine dell'anima e, in partic., sul rapporto fra anima animale e anima razionale ispirata da Dio (sull'intero problema e sulla posizione dantesca, cfr. Nardi,
L'origine dell'anima umana). In un simile contesto, il termine impiegato dal poeta con rif. al «formar del cerebro, con tutte le sue parti» (
Francesco da Buti, ad l.) nel feto acquisisce un valore marcatamente tecnico, che richiama puntualmente il
dearticulare dell'Aristotele lat. nel
De generat. animal. (II.6, 741b; cfr. Chiavacci Leonardi,
ad l.). Per la var.
articulare agg. di
Par. 8.127, vd.
circulare.
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 11.02.2020.
Data ultima revisione: 02.03.2020.