Vocabolario Dantesco
scalappiare v.
Commedia 1 (1 Purg.).
Commedia scalappia Purg. 21.77 (:).
Prima att. Parasintetico su calappio 'laccio' (att. a partire dalla seconda metà del XV sec. in Luca Pulci, cfr. GDLI s.v. calappio), con pref. privativo s-, è considerato prob. neologismo dantesco (cfr. Di Pretoro, Innovazioni lessicali, p. 24; Viel, «Quella materia ond'io son fatto scriba», p. 354). Il verbo, che ha il signif. propr. di 'sciogliersi dal laccio', nella Commedia è usato metaf. col valore impers. di 'ci si libera' (cfr. Ageno, in ED, Appendice, s.v. verbo, p. 327), a indicare il liberarsi, da parte delle anime purganti, dall'impedimento di ascendere in Paradiso («la rete / che qui vi 'mpiglia»), originato dal desiderio degli stessi penitenti di espiare ancora le pene del Purgatorio. A prescindere dal senso fig. del passo, l'esegesi antica e moderna ha variamente interpretato la forma verb., considerandola come impers. (ad es. Francesco da Buti: «come si sciolge e spaccia da questa rete»; tra gli ultimi Chiavacci Leonardi, che spiega, ad l.: «chi si scalappia, o scioglie dal laccio, è colui che vi è preso, non la rete stessa», Inglese, Bellomo-Carrai) o, per lo più, come intrans. rifl. con rete come sogg. (ad es. Iacomo della Lana: «La rete, çoè la iustitia de Deo che lí ie tene. Si scalappia, çoè se deslaça») o, più raramente, avente anima come sogg. (ad es. Vellutello: «come l'anima si scioglie, slega e libera da tal disordinata voglia»). Isolata la chiosa del Landino: «Calappio è vaso di vimini, nel quale pongono l'esca, et se l'uccello v'entra, vi si chiude, in forma è temperato l'uscio, che prima era aperto. Onde scalappiare è uscire del luogho ove era serrato». Nella trad. è da ritenersi erronea la lez. singolare di Ham, vacaloppia 'v'accalappia' con cambio pref. (vd. TLIO s.v. accalappiare), forse suggerito dall'immagine della «rete / che qui vi 'mpiglia». In alternativa alla forma con velare sorda, recata da quasi tutta la trad., si rileva quella sonorizzata sgalappia di Triv (ma anche di Mart, in cui il Martini con g- copre sc-), accolta da Lanza e da Inglese (ad l.). Dopo Dante, il verbo, che nel poema è rima unica (scalappia : sappia : cappia), ricorre in Neri Pagliaresi in sede rimica (sappi : scalappiagrappi), prob. sul modello dantesco (TLIO s.v. scalappiare; Viel, ibid.).
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 01.02.2019.
Data ultima revisione: 01.07.2022.
1 Liberarsi da un impedimento (in contesto fig.) ||  Propr. Sciogliersi dal laccio.
[1] Purg. 21.77: E 'l savio duca: «Omai veggio la rete / che qui vi 'mpiglia e come si scalappia, / perché ci trema e di che congaudete.