Parasintetico da
rosta (vd.). Le prime att. nel
Serventese Lambertazzi hanno il signif. di ‘barricare’ (cfr. Contini,
PD, pp. 873-874). Nell’uso dantesco il verbo vale ‘schermirsi da qsa’, cioè dalla pioggia di fuoco che tormenta i violenti contro Dio. I movimenti dei dannati, nel pararsi dalle falde di fuoco, possono ricordare il gesto di difendersi dalle mosche cui alludono con il medesimo verbo (in contesto fig.)
Giordano da Pisa, Prediche e
Sacchetti, Trecentonovelle, dove l’azione descritta pare più vicina al signif. originario ‘difendersi con una rosta’ (cfr. TLIO s.v.
arrostare e vd.
rosta). A tal proposito si confronti anche il commento di Benvenuto da Imola: «sine expulsione flammarum [...] quasi dicat: non potest cum manibus aliquo modo expellere muscas igneas». La definizione qui proposta, basata sull'interpretazione condivisa dalla maggior parte dei commentatori, trova conforto a
Inf. 14.40-42 «Sanza riposo mai era la tresca / de le misere mani, or quindi or quinci, / escotendo da sé l’arsura fresca» (vd.
tresca).