Commedia |
ristoppa Inf. 21.11 (:). |
Formazione da
stoppare, «con prefisso iterativo»
ri- (Viel,
«Quella materia ond'io son fatto scriba», p. 145). La prima att. del verbo è nei
Fatti de' Romani (H+R), 1313 con valore fig. di 'turare (una piaga)'; in Dante ricorre nell'accezione specifica di 'turare con la stoppa', ripresa nelle
Chiose selmiane all'
Inferno (databili al quarto decennio del Trecento) e (indipendentemente dal brano dantesco) presente anche nelle
Pistole di Seneca, secondo quarto del sec. XIV (cfr. TLIO s.v.
ristoppare). L'occ. di
Inf. 21.11 si configura come un tecnicismo della carpenteria marinaresca, che insieme ad altri (vd. ad es.
rimpalmare,
rintoppare), caratterizza la rappresentazione della frenetica operosità dell'
arzanà (vd.) veneziano (cfr. Manni,
Dante, p. 121; Ead,
L'invenzione della lingua, pp. 42-43). Nello specifico, il verbo (come sottolineano le
Chiose selmiane: «rastoppano e rappeççano molti legni usati, e con pecie bollita e con sevo gli stucchano e gli ongono...» e Benvenuto da Imola: «iterum stipat et claudit cum stuppa»), designa la periodica attività di riparazione degli scafi delle navi, consistente nel chiudere le fessure fra le tavole del fasciame riempiendole di stoppa (cfr. Bellomo,
ad l.; per l'intera raffigurazione si rimanda anche a Baldelli,
Letteratura e industria, pp. 7-23).
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 26.04.2021.
Data ultima revisione: 03.05.2023.