Vocabolario Dantesco
poltro agg.
Commedia 1 (1 Purg.).
Commedia poltre Purg. 24.135 (:).
Prima att. Dal lat. *pulliter, da pŭllus 'piccolo di animale' (DEI s.v. poltro). Poltro è interpretato in modi differenti sin dagli antichi commentatori. La prima interpretazione, preferibile, intende l'agg. poltre come 'puledre', cioè 'giovani', 'facili a spaventarsi e impressionabili' (il sost. poltro ha infatti nel Trecento il signif. di 'giovane cavallo, puledro', cfr. TLIO s.v. poltro). Tale semantica è già in Iacomo della Lana e Benvenuto da Imola (che chiosa «idest, pullae, quasi dicat: eram juvenis et novus, ubi socii mei erant antiqui et magis experti: ideo comparatio est satis propria de se ad pullum», ad l.) e consente peraltro un significativo richiamo alla metafora del cavallo usata nel Convivio, nella teorizzazione psicologica rel. alla prima età dell'uomo (Conv. 4.26.5-10), e ripresa nell'Inferno (Inf. 2.43-48), per cui si rimanda alla dettagliata analisi di Verlato, Mito di Orfeo, pp. 366-367. Una seconda opzione, invece, si allinea sull'interpretazione di poltre come 'pigre', 'sonnolente', 'impigrite' dopo essere state a riposo e, di conseguenza, nel contesto di Purg. 24.135 'ricosse energicamente dallo spavento': in questo caso poltro, come spiega Vellutello, verrebbe «da poltro, che significa il letto, nel qual l'huomo s'appigrisce et impoltronisce, onde allhora diciamo, che gli è poltrone». Condivide questa interpretazione anche Pagliaro, Ulisse (p. 327), che tuttavia propone la derivazione del termine dal lat. «putris 'putrido, molle, floscio' con il noto sviluppo parassitico di l per ipercorrettismo popolare». Un'ulteriore possibile derivazione di poltro 'pigro', è avanzata da Parodi, Lingua (p. 263), per cui si tratterebbe di un deverbale da spoltrire (vd.), usato da Dante nel senso di 'scuotersi dall’ozio'. A questa seconda accezione si richiamano anche Chiavacci Leonardi (ad l.), per la quale il signif. di 'pigro' meglio si conviene alla dittologia e al lento andare dei tre personaggi, e, più recentemente, Inglese (ad l.). Tale accezione non sembra avere altri esempi d'uso nel Trecento, stando a TLIO s.v. poltro. Per ulteriori approfondimenti, cfr. anche ED s.v. poltro e Viel, «Quella materia ond'io son fatto scriba», pp. 128-129.

Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 26.04.2021.
Data ultima revisione: 28.02.2022.
1 Immaturo per età e facilmente impressionabile. ||  Cfr. Nota.
[1] Purg. 24.135: «Che andate pensando sì voi sol tre?», / sùbita voce disse; ond' io mi scossi / come fan bestie spaventate e poltre.