Vocabolario Dantesco
pasturare v.
Commedia 1 (1 Purg.).
Commedia pasturò Purg. 24.30.
Formazione parasintetica su pastura (vd.), il verbo, hapax nella Commedia, ricorre in senso fig. (TLIO s.v. pasturare), e descrive la funzione pastorale del vescovo che guida il suo popolo con il rocco (vd.) (in partic., è rif. a Bonifazio dei Fieschi, arcivescovo di Ravenna, che pasturò anche i vescovi (e i fedeli) delle diocesi a lui sottoposte: «archiepiscopus ravennas est magnus pastor, qui habet sub se multos episcopos suffraganeos ab Arimino usque Parmam», Benvenuto da Imola, ad l.). Alcuni commentatori, tra cui Francesco da Buti e buona parte dei moderni, propongono un'ulteriore interpretazione, da cui deriverebbe un doppio senso iron.: Bonifazio governò Ravenna sì come pastore per il suo popolo, ma dal momento che ebbe molte genti (nel senso di clientes) al suo servizio, le favorì «col suo beneficio [...]; e come era goloso elli, così molti ne pascea ingordamente» (Francesco da Buti, ad l.). Tale lettura tra l'altro spiegherebbe anche la caratterizzazione del personaggio tra i golosi (cfr. Chiavacci Leonardi, ad l.). In Inf. 24.15 il verbo pasturare è var. di pascere (vd.) in Ga.
Autore: Elena Felicani.
Data redazione: 30.11.2021.
Data ultima revisione: 02.07.2022.
1 Dare nutrimento (a un animale) (fig.).
[1] Purg. 24.30: Vidi per fame a vòto usar li denti / Ubaldin da la Pila e Bonifazio / che pasturò col rocco molte genti.