Vocabolario Dantesco
orsatto s.m.
Commedia 1 (1 Inf.).
Commedia orsatti Inf. 19.71 (:).
Con valenza dinastica, att. solo nella Commedia e cit. nei commentatori. Da orso (vd.), con suff. dimin. -atto, usato per indicare 'giovane animale' (cerbiatto, lupatto, ecc., cfr. Rohlfs, § 1142; Manni, La lingua, p. 123). L'occ. vale 'orsacchiotti', con cui si fa rif. in senso etimol. e trasl. ai parenti di Giovanni Gaetano Orsini, papa Niccolò III, definito al v. 70 «figliuol de l'orsa». I commentatori antichi riconoscendo con orsatti gli appartenenti alla «casa» Orsini (vd. Ottimo, Francesco da Buti), richiamano nel sost. il carattere di ingordigia propr. dell'orso (in base alla «norma, ricordata anche in Vn XIII 4, secondo cui nomina sunt consequentia rerum», ED s.v. orso): per es. Ottimo, ad l.: «cioè li minori orsi de casa sua alli quali sono le cose conseguenti al nome: huomini cupidi et tenaci». La rima in -atti (orsatti [v. 71] : tratti [v. 73] : piatti [v. 75]) è unica nella cantica.
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 01.02.2019.
Data ultima revisione: 08.05.2022.
1 [Con rif. ai membri della famiglia Orsini:] cucciolo d'orso (metaf.).
[1] Inf. 19.71: Se di saper ch'i' sia ti cal cotanto, / che tu abbi però la ripa corsa, / sappi ch'i' fui vestito del gran manto; / e veramente fui figliuol de l'orsa, / cupido sì per avanzar li orsatti, / che su l'avere e qui me misi in borsa.