Vocabolario Dantesco
oppilazione s.f.
Commedia 1 (1 Inf.).
Commedia oppilazion Inf. 24.114.
Latinismo da oppilatio (DEI s.v. oppilare). Lo stato di profondo smarrimento di Vanni Fucci, risorto dalle ceneri e tornato nelle fattezze umane, è accostato da Dante ai postumi di un'ossessione demoniaca o a quelli di un attacco epilettico. Mentre la prima spiegazione richiama una «forza» (v. 113) sovrannaturale non altrimenti precisabile, la seconda si avvale di un tecnicismo puntuale della medicina antica: oppilazione. Già in lat., oppilatio (assieme al verbo oppilare) risulta impiegato con rif. all'occlusione dei vasi sanguigni o dei canali anatomici in gen. (cfr. TLL s.vv. oppilatio e oppilo, 9, 760.51, 58). Il verbo lat., in partic., è «usato anche nella Vulgata come traduzione del gr. emphráttō ed è perciò, per l'uso medico, comune nelle glosse» (DEI s.v. oppilare). Le corrispondenti forme volg. due-trecentesche risultano pressoché esclusive dei testi scientifici e segnatamente di quelli volgarizzati, benché in questi ultimi occorrano talora anche autonomamente rispetto all'originale lat.: nel volgarizzamento fior. dei Meteorologica, per es., l'espressione pori oppilati traduce una più gen. clausura pororum (cfr. Metaura volg., vol. II, p. 238). Il valore tecnico dell'oppilazione dantesca non sfugge ai commentatori antichi, che non mancano di richiamare le cause che, secondo la dottrina del tempo, erano all'origine del mal caduco o mal della luna. Così glossa il termine, per es., Francesco da Buti (che, peraltro, ricorre a oppilazione anche altrove: cfr. Corpus OVI): «ragunamento d'omori che entrano ellino, o li loro grossi vapori, nelli meati che sono dal cuore al cerebro e, chiusi quelli meati, cade l'uomo e diventa insensibile» (ad l.).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 21.01.2019.
Data ultima revisione: 29.04.2019.
1 [Med.] Occlusione improvvisa dei canali anatomici (che causa l'epilessia).
[1] Inf. 24.114: per forza di demon ch'a terra il tira, / o d'altra oppilazion che lega l'omo...