Vocabolario Dantesco
mensola s.f.
Commedia 1 (1 Purg.).
Commedia mensola Purg. 10.131.
Prima att. Dal lat. mensula (DELI 2 s.v. mensola), dimin. di mensa 'tavola'. Il termine è impiegato da Dante nell'accezione tecnica d'ambito architettonico, disponibile già in mediolat. (cfr. Viel, «Quella materia ond’io son fatto scriba», s.v. mensola) e destinata a restare vitale nei secoli successivi (cfr. GDLI s.v.; Felici, Michelangelo a San Lorenzo, s.v.). Sulla base delle attestazioni trecentesche e delle glosse di alcuni commentatori (cfr. TLIO s.v. mensola), è possibile, almeno per la fase antica, circoscrivere l'uso del tecnicismo all'area tosc.: cfr. per es. Iacomo della Lana, ad l.: «Et è appellada quella parte o ver lilii, s'è sovro colona, o modeglione se sotto solaro, in lengua toscana mensola». Sul valore della mensola dantesca nella costruzione dell'immagine delle cariatidi – «uno tra i più tipici esempi di dipendenza, anche strutturale, della figurazione plastica dalla funzione architettonica» – cfr. ED s.v. architettura.
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 21.09.2020.
Data ultima revisione: 02.11.2020.
1 [Arch.] Elemento aggettante con funzione di sostegno a una struttura sovrastante.
[1] Purg. 10.131: Come per sostentar solaio o tetto, / per mensola talvolta una figura / si vede giugner le ginocchia al petto, / la qual fa del non ver vera rancura / nascere 'n chi la vede; così fatti / vid' io color, quando puosi ben cura.