Vocabolario Dantesco
mattinare v.
Commedia 1 (1 Par.).
Commedia mattinar Par. 10.141.
Denominale da mattina (vd.), il verbo è neologismo dantesco e hapax nella Commedia, in Par. 10.141, dove ricorre in contesto fig. con verosimile allusione alla diffusa usanza del fare la mattinata (TLIO s.v. mattinata 2.1), nel senso di 'fare la serenata', in cui è implicita l’azione del lodare: «A mattinar; cioè a dire lo mattino, e dicendolo a lodare» (Francesco da Buti, ad l.; cfr. Viel, «Quella materia ond’io son fatto scriba», p. 113). I commentatori antichi, a partire da Daniello, concordano sul signif. del verbo, proponendo perifrasi costruite con i verbi dire (dire mattutino) o fare mattinata (cfr. Daniello, ad l.: «surge à matinar lo sposo, leva sù à matutino à far (come si suol dir de gli innamorati) la mattinata al suo sposo, à Cristo»; a riguardo, cfr. anche Verlato, Schede di lessico latino e volgare dai Documenta Amoris di Francesco da Barberino, pp. 87-88).
Autore: Elena Felicani.
Data redazione: 26.04.2021.
Data ultima revisione: 13.07.2022.
1 Fare la serenata (in contesto fig.).
[1] Par. 10.141: Indi, come orologio che ne chiami / ne l'ora che la sposa di Dio surge / a mattinar lo sposo perché l'ami, / che l'una parte e l'altra tira e urge...