Vocabolario Dantesco
mandra s.f.
Commedia 1 (1 Purg.).
Commedia mandra Purg. 3.86.
Latinismo da mandra(m), a sua volta dal gr. mándra (‘ovile, recinto per gli animali’), compare molto presto (sec. XII), con il signif. di ‘chiuso per il bestiame’, nel Condaghe di S. Nicola di Trullas (DELI 2, s.v. mandria). Il termine ricorre con il valore di ‘branco; moltitudine di animali della stessa specie’ (non solo pecore, ma anche vitelli, cervi, porci) in testi del sec. XIII che rivelano un’ampia e precoce distrib. geoling. (cfr. TLIO, s.v. mandria 1). L’uso metaf. ha un significativo precedente nell’espressione mandria del Signore negli Stat. sen. del 1309-1310 (cfr. ivi, 1.2). Dal commento di Ernesto Trucchi (1936) sappiamo inoltre che questo nome «si dava con onore [...] alle adunanze dei monaci» (ad loc.). Nell’att. dantesca l’agg. fortunata connota positivamente la mandra delle anime dell’Antipurgatorio, destinate a salvarsi a differenza delle gregge dei dannati di Inf. 14.19-20 («molte gregge / che piangean tutte assai miseramente»). Tale uso segna un’innovazione rispetto alla trad. class. spregiativa (cfr., in partic., lo stupidum pecus virgiliano), proseguita dallo stesso Dante (Conv., I xi 10) e da Bartolomeo da San Concordio (av. 1347: DELI 2, s.v. mandria). In chiave prospettica la mandra fortunata degli scomunicati rimanda, per opp., alla penosa mandra degli innamorati cantata dal Petrarca (RVF, CCVII 43).
Autore: Paolo Rondinelli.
Data redazione: 30.04.2021.
Data ultima revisione: 11.12.2021.
1 Metaf. Gruppo di anime (del Purgatorio). ||  Propr. moltitudine di animali, branco.
[1] Purg. 3.86: e lo 'mperché non sanno; / sì vid' io muovere a venir la testa / di quella mandra fortunata allotta, / pudica in faccia e ne l'andare onesta.