Commedia |
3 (2 Inf., 1 Par.). |
Commedia |
mammella Inf. 17.31 (:), Par. 33.108 (:); mammelle Inf. 20.52 (:). |
Dal lat.
mamilla (DELI 2 s.v.
mammella). Col signif. anat. (
1)
mammella ricorre nell'ultimo canto del poema: per dichiarare l'insufficienza della parola nel raccontare la seconda visione, che segue nell'Empireo la rivelazione del mistero dell'unità del molteplice ed è rel. al mistero della Trinità, Dante sceglie l'immagine del
fante (1) (vd.) «che bagni ancor la lingua a la mammella»: in questo caso «la lingua del lattante, la più incapace a esprimersi, dà la misura dell'impotenza totale della lingua del poeta» e al contempo «l'innocente col suo balbettio può dire la grandezza divina meglio che il più grande poeta possa mai fare con la sua altissima arte» (Chiavacci Leonardi,
ad l.). Si tratta infatti della terza volta che Dante, nell'Empireo, ricorre all'immagine del lattante (definito
fantino (vd.) e
fantolino (vd.)) al seno (cfr.
Par. 30.82-84 e 139-41). Il sost. indica poi per sineddoche il petto (signif.
2) a
Inf. 20.52, dove ricorre nella descrizione degli indovini: Manto infatti, come gli altri peccatori sopra rappresentati (ad es. Mira, al v. 37, «c'ha fatto petto de le spalle»), ha il corpo stravolto, per cui Dante e Virgilio ne scorgono solo il volto e la parte posteriore mentre la parte anteriore (indicata appunto con «le mammelle») è celata.
Mammella ricorre infine col signif. estens. (
3) di 'lato, direzione' a
Inf. 17.31 («cioè in ver man ritta», glossa
Francesco da Buti,
ad l.): l'uso di
mammella per 'direzione' è il medesimo alla base delle espressioni «in su la destra poppa» di
Inf. 12.97 (vd.
poppa (1)) e «in su la gota / destra si volse in dietro» di
Inf. 15.97 (vd.
gota). Questo signif. nel Due e Trecento è att. solo in questa occ. dantesca e nei commentatori (vd. TLIO s.v.
mammella).
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 27.09.2018.
Data ultima revisione: 28.02.2022.