Commedia |
3 (1 Inf., 2 Purg.). |
Commedia |
magrezza Inf. 1.50 (:), Purg. 23.39, 24.69. |
La
magrezza, come 'scarsezza di carne', è la caratteristica di essere
magro (vd.). Esclusivo, tra le opere dantesche, della
Commedia, il sost. ricorre in soli tre luoghi. A
Inf. 1.50 descrive l'aspetto denutrito della lupa (che rappresenta l'insaziabile
cupidigia, vd.) la quale, nella sua
magrezza, «di tutte brame / sembiava carca»: spiega, tra i tanti,
Francesco da Buti che «l'avarizia di tutti li disordinati appetiti d'avere è piena; e questo mostra nella sua magrezza: però che non à mai tanto che ancor non si mostri avere bisogno di più». La
magrezza dei canti 23 e 24 del
Purgatorio, dedicati al sesto girone, è invece conseguenza della pratica purgatoriale correttiva dei peccati terreni, l'aspetto scheletrico e denutrito delle anime dei golosi (tutta la gente che «per seguitar la gola oltra misura, / in fame e 'n sete qui si rifà santa», vv. 65-66) che dimagriscono pur essendo corpi eterei e di per sé non bisognosi di cibo, manifestando l'aspetto di «scheletriche ombre anonime» (Chiavacci Leonardi,
Introduzione al canto XXIV).
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.10.2019.
Data ultima revisione: 25.02.2020.