Vocabolario Dantesco
lurco agg.
Commedia 1 (1 Inf.).
Commedia lurchi Inf. 17.21 (:).
Prima att. Voce dotta dal lat. lurco, lurconem (DELI 2 s.v. lurco), già in Serv., Comm., VI, 4 e in Festo, De verborum (a tal proposito cfr. anche Chiavacci Leonardi, ad l.). L'agg., che ha la sua prima att. nella Commedia (circa l'incertezza dimostrata nella glossa di questo termine da una parte dell'esegesi antica e moderna vd. Giola, La lessicografia mediolatina, pp. 207-208), ricorre poi esclusivamente nei commentatori (tra cui l'Ottimo, che chiosa «lurgo viene a dire divoratore immondo, e non netto...») e in Fazio degli Uberti, Rime pol. (vd. TLIO s.v. lurco). In quest'ultimo è comunque evidente, specie nel rif. dell'agg. lurchi ai Germani, il richiamo dantesco (come sottolinea anche Viel, «Quella materia ond’io son fatto scriba», p. 290). L'agg., specie nella connotazione polemica e politica conferitagli da Dante, permane poi nella lingua letteraria, per es. come epiteto ingiurioso nei confronti dei tedeschi e degli austriaci in clima risorgimentale (vd. GDLI s.v. lurco).
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.09.2019.
Data ultima revisione: 30.06.2020.
1 Che mangia e beve smodatamente.
[1] Inf. 17.21: Come talvolta stanno a riva i burchi, / che parte sono in acqua e parte in terra, / e come là tra li Tedeschi lurchi / lo bivero s'assetta a far sua guerra...