Commedia |
liquefatta Purg. 30.88. |
Latinismo da
liquefacere (DELI 2 s.v.
liquefare). Nell'it. antico, prima di Dante e fuori del circuito esegetico della
Commedia, il verbo conta occ. rarissime e quasi esclusivamente indotte da un testo lat. di base (cfr.
Corpus OVI e
Corpus DiVo). La prima att. si registra nelle anonime
Questioni filosofiche di fine Duecento, dove il cultismo scient. è affiancato da un corrispettivo più basso («se per caldeçça d'aere [[
scil. la grandine ghiacciosa]] non se liqueface o dimonge», ivi, L. II, pt. 3, cap. 1, p. 67.18; cfr. TLIO s.v.
dimungere). Nel poema il verbo occorre un'unica volta, in forma participiale, nella lunga similitudine che rappresenta i diversi passaggi emotivi e le reazioni del pellegrino dopo il rimprovero di Beatrice. Com'è stato notato, l'immagine dantesca della
duritia cordis che si scioglie come neve e l'uso di
liquefacere sono di chiara derivazione scritturale: si vedano, in partic.,
Psalm. 147, 18 («emittet verbum suum et liquefaciet ea, / flabit spiritus eius et fluent aquae») e la relativa
Enarratio agostiniana (147, 26; cfr. Mazzoni,
Un incontro, pp. 203-212 [rist. pp. 219-228]).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 03.04.2020.
Data ultima revisione: 04.05.2020.