Vocabolario Dantesco
accarnare v.
Commedia 1 (1 Purg.).
Commedia accarno Purg. 14.22 (:).
Prima att. Parasintetico su carne (vd.). Il signif. fig. del verbo è compreso sin dai primi commentatori (cfr. ad l. Iacomo della Lana: «per quello che aprendo»; Benvenuto da Imola: «idest concipio»; Francesco da Buti: «cioè se ben coniungo lo intendimento de le tuoe parole»). La potenza espressiva del termine è messa in partic. risalto dal Vellutello: «Se io accarno, ciò è, se io penetro bene [[...]]; et accarnare in questo luogo è per similitudine de' cani quando hanno giunto e preso la fiera, che pascendosi sopra di quella, penetrano co' denti ne la sua carne». Il valore propr. di accarnare ('penetrare le carni, trafiggere'), cui fa rif. il commentatore, è del resto confermato da alcune occ. tosc. trecentesche (a partire dalle Chiose Selmiane, datate 1321/37; cfr. TLIO s.v. accarnare).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 10.03.2016.
Data ultima revisione: 21.05.2018.
1 Penetrare a fondo (un concetto), comprendere (fig.).
[1] Purg. 14.22: «Se ben lo 'ntendimento tuo accarno / con lo 'ntelletto», allora mi rispuose / quei che diceva pria, «tu parli d'Arno».