Vocabolario Dantesco
intronare v.
Commedia 2 (2 Inf.).
Commedia 'ntrona Inf. 6.32 (:); 'ntronan Inf. 17.71.
Formazione parasintetica con pref. in- costruita su trono (vd. trono (2)), e la forma dittongata truono (vd.), nelle sue prime att. alla fine del sec. XIII ha il signif. di 'stordire con un colpo violento' (cfr. TLIO s.v. intronare 2). Dante nella Commedia è prob. il primo a impiegare il verbo per significare il medesimo effetto di stordimento, ottenuto però con un rumore assordante: nello specifico, l'occ. di Inf. 6.32 rende un senso di totale spaesamento (cfr. TLIO s.v. intronare 1), perché gli incessanti latrati di Cerbero stordiscono e assordano le anime dei dannati, e nel contempo sembrano evocare la loro stessa pena (è evidente il richiamo al passo virgiliano: Aen. VI. 400-1: «ingens ianitor antro / aeternum latrans exsanguis terreat umbras»); nell'occ. di Inf. 17.71 il verbo ha lo stesso signif. ma esibisce un senso di insofferenza spregiativa, quasi di molestia e di fastidio verso quei Fiorentini che il dannato padoano, l'usuraio Vitaliano del Dente, ha intorno (cfr. Chiavacci Leonardi, ad l.).
Autore: Elena Felicani.
Data redazione: 26.04.2021.
Data ultima revisione: 06.05.2022.
1 Strordire con un rumore assordante.
[1] Inf. 6.32: Qual è quel cane ch'abbaiando agogna, / e si racqueta poi che 'l pasto morde, / ché solo a divorarlo intende e pugna, / cotai si fecer quelle facce lorde / de lo demonio Cerbero, che 'ntrona / l'anime sì, ch'esser vorrebber sorde.
[2] Inf. 17.71: Con questi Fiorentin son padoano: / spesse fïate mi 'ntronan li orecchi / gridando: "Vegna 'l cavalier sovrano, / che recherà la tasca con tre becchi!"».