Vocabolario Dantesco
alvo s.m.
Commedia 1 (1 Purg.).
Commedia alvo Purg. 27.25 (:).
Prima att. Latinismo da alvus (LEI s.v., 2, 457.16). Propr. il termine indica, già in lat., una cavità anatomica, in partic. quella intestinale, come conferma anche Isidoro, Etimol., XI.1.133: «Alvus est qui cibum recipit, et purgari solet» (cfr. anche Cecchini, Uguccione, A 119, 12). La ricercatezza del sost. è provata dal fatto che i volgarizzatori trecenteschi rendono per lo più il lat. alvus attraverso il traducente ventre (cfr. Corpus CLaVo). Significativo anche, tra i commentatori, l'errore in cui incorre Iacomo della Lana (ad l.), che sembra ricondurre la voce ad albusAlvo, si è chiareça della fiamma de quel logo»). Le scarse att. successive (cfr. TLIO, s.v. alvo), fra cui quella petrarchesca nei Trionfi (cfr. «materno alvo» ‘utero’, con ricorrenza nella stessa serie rimica dantesca salvo : alvo : Calvo), rimandano ancora all’ambito anatomico, dove la voce si è mantenuta vitale fino a oggi (cfr. Serianni, Per una tipologia dei latinismi, p. 128).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 10.04.2017.
Data ultima revisione: 02.05.2018.
1 Parte interna di qsa (fig.). ||  Propr. cavità anatomica.
[1] Purg. 27.25: Credi per certo che se dentro a l'alvo / di questa fiamma stessi ben mille anni, / non ti potrebbe far d'un capel calvo.