Vocabolario Dantesco
gracidare v.
Commedia 1 (1 Inf.).
Commedia gracidar Inf. 32.31.
L'unica att. è a Inf. 32.31, in una delle tre similitudini infernali che ricorrono alla figura della rana (oltre alla già cit., Inf. 9.76 e Inf. 22.26; vd. anche rana e ranocchio). Il verbo, che richiama fonicamente i «cricchi» del v. precedente con il reiterarsi della vibrante, rappresenta il suono stridulo emesso dalle rane che stanno con il muso fuori dallo stagno, allo stesso modo in cui le anime dannate, conficcate nel ghiaccio fino al collo, battono rumorosamente i denti. Ricorda Chiavacci Leonardi, Inf. 32.32-33, che in Met. VI 370 sono descritti lo stesso atto e lo stesso suono emesso dalle rane in piena estate.
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.10.2019.
Data ultima revisione: 30.06.2020.
1 Emettere un verso rauco e intermittente (detto della rana).
[1] Inf. 32.31: E come a gracidar si sta la rana / col muso fuor de l'acqua, quando sogna / di spigolar sovente la villana, / livide, insin là dove appar vergogna / eran l'ombre dolenti ne la ghiaccia, / mettendo i denti in nota di cicogna.