Il verbo
alluminare (dal lat. *
alluminare, LEI s.v. 2, 172.25) nella lingua del Duecento ha il signif. di 'illuminare', 'trasmettere luce spirituale', 'rendere la vista': «nella cultura medievale tutti e tre questi significati risultano strettamente interconnessi, in virtù dell'estensione e della profondità del campo metaforico che essi condividono» (cfr. Prandi,
Teologia come pittura, p. 100 e segg.). Tralasciando l'occ. di
alluminare di
Purg. 11.81 (per cui vd.
alluminare (2) e rel.
Nota), il verbo ricorre nella
Commedia esclusivamente a
Purg. 22.66, dove è usato per descrivere fig., insieme al verbo
stenebrare (vd.) del v. 62, la conversione di Stazio, il quale, dimostratosi pagano nella scrittura della
Tebaide («non par che ti facesse ancor fedele / la fede», vv. 59-60), ha trovato la via della fede grazie a Virgilio (per cui vd. anche
Purg. 21.96 e il verbo
allumare). Ancora con rif. alla luce spirituale ricorre a
Conv. 2.5.3 («dove, più che tradurre, Dante raccoglie in efficace sintesi le espressioni metaforiche di Ioann. 1, 5 e 9 "lux in tenebris lucet... Erat lux vera, quae illuminat omnem hominem"», ED s.v.
alluminare),
Conv. 2.8.14,
Conv. 3.12.7 e
Conv. 4.15.9; col signif. proprio di 'illuminare' ricorre a
Conv. 3.6.1,
Conv. 3.12.7 e, infine, in senso fig., a
Conv. 4.27.4.
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 27.09.2018.
Data ultima revisione: 19.03.2021.