Vocabolario Dantesco
ghiaccia s.f.
Commedia 4 (4 Inf.).
Commedia ghiaccia Inf. 32.35 (:), 33.117, 34.29 (:), 34.103.
Dal lat. volg. *glaciam (DELI 2 s.v. ghiaccio). Nella lingua delle origini, il termine conosce att. già nella prima metà del Duecento, e sviluppa un ventaglio semantico ben differenziato e solo parzialmente sovrapponibile a quello, certamente più ricco, dell'allotropo masch. (vd. TLIO s.vv. ghiaccia e ghiaccio 1). Quest'ultimo ha in Dante valore fig. (cfr. «Ben avrà questa donna cuor di ghiaccio», Rime 18.27), mentre ghiaccia si colloca in una dimensione senz'altro fisica, sebbene ultraterrena: il termine è infatti impiegato quattro volte, sempre nella prima cantica e sempre con rif. alla distesa di solidissimo ghiaccio che ricopre i traditori del nono cerchio, originatasi dal Cocito, il quarto dei fiumi infernali (cfr. ED s.v. Cocito; Pirovano, Idrografia dantesca; Spaggiari, Ghiacci danteschi).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 28.09.2020.
Data ultima revisione: 28.09.2020.
1 [Con rif. al lago infernale, originatosi dal Cocito, in cui sono puniti i traditori:] luogo ricoperto di ghiaccio.
[1] Inf. 32.35: E come a gracidar si sta la rana / col muso fuor de l'acqua, quando sogna / di spigolar sovente la villana, / livide, insin là dove appar vergogna / eran l'ombre dolenti ne la ghiaccia, / mettendo i denti in nota di cicogna.
[2] Inf. 33.117: Per ch'io a lui: «Se vuo' ch'i' ti sovvegna, / dimmi chi sè, e s'io non ti disbrigo, / al fondo de la ghiaccia ir mi convegna».
[3] Inf. 34.29: Lo 'mperador del doloroso regno / da mezzo 'l petto uscia fuor de la ghiaccia; / e più con un gigante io mi convegno, / che i giganti non fan con le sue braccia...
[4] Inf. 34.103: «Prima ch'io de l'abisso mi divella, / maestro mio», diss' io quando fui dritto, / «a trarmi d'erro un poco mi favella: / ov' è la ghiaccia? e questi com' è fitto / sì sottosopra?