Vocabolario Dantesco
futuro agg./s.m.
Commedia 10 (4 Inf., 2 Purg., 4 Par.).
Altre opere1 (1 Conv.).
Commedia futura Inf. 6.102 (:), Par. 17.22 (:), 20.123 (:), 25.68, 33.72; futuro Inf. 10.108, 13.12, 33.27, Purg. 20.85, 23.98.
Altre opere future Conv. 4.27.5.
Dal lat. futurum (DELI 2 s.v. futuro), part. fut. di esse (cfr. Cecchini, Uguccione, S 215, 12). Sia come agg. sia come sost. ha la sua prima att. nel 1260-61 in Brunetto Latini, Rettorica (cfr. TLIO, s. v. futuro, §§ 1 e 2). In Dante, l'agg. è per lo più rif. (§ 1) a ciò che verrà in seguito o che è prossimo a verificarsi (così anche in Conv. 4.27.5): in partic., l'occ. di Par. 17.22 riguarda le angosciose predizioni, più volte espresse in Inf. e in Purg. (vd. Inglese, ad l.), sulla vita terrena di Dante (una volta che sarà tornato al mondo). Il signif. 1.1 allude piuttosto al destino ultraterreno riservato all'anima dopo la morte del corpo: in Inf. 6.102 vita futura indica la sopravvivenza dopo la morte, con partic. rif. alla condizione dei dannati a seguito del giudizio universale (cfr. Malato, ad l.; già Iacomo della Lana, ad l.: «çoè de quel che serrà doppo lo die del çudixio»). In Par. 25.68 è rel. alla condizione di beatitudine eterna. Qui Dante traduce la definizione di Pietro Lombardo, Sent. III.26.1: «Spes est certa exspectatio futurae beatitudinis...»; per cui Inglese (ad l.) ricorda Tommaso, S. Th., II.II, 17, 1-2. Il sost. futuro2) indica il tempo a venire: in Inf. 10.108, in cui l'assenza di avvenire, mediante l'immagine della chiusura della porta, rimanda alla fine del tempo e quindi alla sussistenza di un perpetuo presente, al momento del giudizio finale (cfr. Inglese, ad l.; Bellomo, ad l.); a Inf. 33.27, in cui si riferisce al cattivo presagio di Ugolino (cfr. Ottimo, ad l.: «cioè che mi manifestoe quello ch'era a venire»). Su futuro si forma il verbo parasintetico infuturare (vd.). Si segnala infine che in Purg. 14.67 futuri («danni») ricorre come var. tarda e ben att. (anche in Aldina, Crusca, ed. ’37) in luogo di dogliosi, per riflesso di Inf. 13.12.

 
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 01.02.2019.
Data ultima revisione: 08.05.2022.
1 Che verrà o accadrà nel tempo successivo a quello presente.
[1] Inf. 13.12: Quivi le brutte Arpie lor nidi fanno, / che cacciar de le Strofade i Troiani / con tristo annunzio di futuro danno. 
[2] Purg. 20.85: Perché men paia il mal futuro e 'l fatto, / veggio in Alagna intrar lo fiordaliso, / e nel vicario suo Cristo esser catto.
[3] Purg. 23.98: Tempo futuro m'è già nel cospetto, / cui non sarà quest' ora molto antica, / nel qual sarà in pergamo interdetto / a le sfacciate donne fiorentine / l'andar mostrando con le poppe il petto.
[4] Par. 17.22: mentre ch'io era a Virgilio congiunto / su per lo monte che l'anime cura / e discendendo nel mondo defunto, / dette mi fuor di mia vita futura / parole gravi...
[5] Par. 20.123: per che, di grazia in grazia, Dio li aperse / l'occhio a la nostra redenzion futura; / ond' ei credette in quella, e non sofferse / da indi il puzzo più del paganesmo; / e riprendiene le genti perverse. 
[6] Par. 33.72: O somma luce che tanto ti levi / da' concetti mortali, a la mia mente / ripresta un poco di quel che parevi, / e fa la lingua mia tanto possente, / ch'una favilla sol de la tua gloria / possa lasciare a la futura gente...
1.1 [Relig.] [Con rif. alla condizione dell'anima:] successivo al giudizio universale.
[1] Inf. 6.102: Sì trapassammo per sozza mistura / de l'ombre e de la pioggia, a passi lenti, / toccando un poco la vita futura...
[2] Par. 25.68: «Spene», diss' io, «è uno attender certo / de la gloria futura, il qual produce / grazia divina e precedente merto.
2 Sost. Il tempo che verrà; ciò che accadrà nel tempo a venire.
[1] Inf. 10.108: Però comprender puoi che tutta morta / fia nostra conoscenza da quel punto / che del futuro fia chiusa la porta». 
[2] Inf. 33.27: Breve pertugio dentro da la Muda, / la qual per me ha 'l titol de la fame, / e che conviene ancor ch'altrui si chiuda, / m'avea mostrato per lo suo forame / più lune già, quand' io feci 'l mal sonno / che del futuro mi squarciò 'l velame.