Prevale la forma con geminata
fummare, come di norma nel tosc. antico (cfr. quanto detto s.v.
fummo), tranne in un caso, dove la serie rimica esige la scempia (
piuma :
alluma :
fuma, a
Purg. 24.153). Tale tendenza è comprovata dalla lez. di Triv, che in tutti gli altri luoghi predilige regolarmente la forma geminata. Come il sost., il verbo ricorre con lieve prevalenza nelle prime due cantiche e può essere impiegato con rif. a emissioni aeriformi di diversa natura (nonché innaturali, come quelle sprigionate dai ladri durante le loro prodigiose metamorfosi: §
2). A
Par. 21.100 il verbo sembra suggerire un contrasto fra ciò che, bruciando, emette una luce chiara, tersa (come quella generata dalle menti dei beati), e ciò che invece produce fumo e caligine (la mente degli uomini sulla terra): del resto, a un certo "offuscamento" terrestre alludeva già il
fummo (vd.) di
Par. 18.120. Infine, il verbo è impiegato con valore trans. a
Purg. 24.153, dove acquisisce il senso fig. di 'suscitare (un desiderio)' con rif. al peccato della gola (cfr. Benvenuto da Imola,
ad l.: «
non fuma, idest, non emittit»).