Vocabolario Dantesco
fatturo agg.
Commedia 1 (1 Par.).
Commedia fatturo Par. 6.83 (:).
Att. solo nella Commedia e nei commentatori. Latinismo puro da facturum, part. fut. di facio (cfr. TLIO s.v. fatturo). Il part. con valore agg., ricalcato sulla perifrastica attiva lat. facturus erat 'che era per fare', è impiegato nel solenne discorso di Giustiniano per indicare l'azione che l'aquila (vd.), simbolo dell'Impero romano, era destinata a compiere in rapporto temporale al regno di Tiberio. Coerentemente con il tono epico e la ricercatezza stilistica dell'intera terzina, scandita dal poliptoto del verbo fare: face/fatto/fatturo (cfr. Inglese, ad l.), il cultismo dantesco contribuisce a conferire al racconto dell'imperatore una coloritura di romanità (come sottolinea Pietrobono, ad l.; su questo e sugli altri latinismi del canto, adoperati «per inoculare fervore espressivo nei luoghi di rilievo» si veda Paratore, Il canto VI del Paradiso, pp. 76-77). Da un riscontro nel Corpus CLaVo risulta, infatti, che i volgarizzatori trecenteschi tendono a tradurre il costrutto participiale lat. con farebbeavrebbe fatto o dovea fare: per es. nell'Arte Am. Ovid. (B), L. II «Quod facturus eras» è reso con «per quello che da te stesso dovei fare». In linea con quest'ultima traduzione è la glossa di Francesco da Buti, ad l.:«e poi era fatturo; cioè lo detto segno dell'aquila era che dovea fare per gli altri principi che 'l doveano portare». Dopo l'uso dantesco, l'agg. latineggiante ricorre esclusivamente nei commentatori, in partic. ritorna nell'Ottimo, Inf. nella forma femm. fattura (cfr. TLIO s.v., § 2). Da notare come la peculiarità del crudo latinismo abbia prodotto nella trad. del poema la lettura erronea saturno in Po, rimasta isolata.
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 18.11.2020.
Data ultima revisione: 11.06.2021.
1 In procinto di fare, che farà.
[1] Par. 6.83: Ma ciò che 'l segno che parlar mi face / fatto avea prima e poi era fatturo / per lo regno mortal ch'a lui soggiace, / diventa in apparenza poco e scuro, / se in mano al terzo Cesare si mira / con occhio chiaro e con affetto puro...