Vocabolario Dantesco
falcone s.m.
Commedia 5 (2 Inf., 1 Purg., 2 Par.).
Altre opere2 (2 Conv.).
Commedia falcon Inf. 17.127, 22.131, Purg. 19.64, Par. 18.45; falcone Par. 19.34.
Altre opere falcone Conv. 4.14.9, 4.16.5.
Dalla forma accusativale falconem del lat. tardo falco, «da avvicinare a falx, genit. falcis 'falce', per la forma del becco» (DELI 2 s.v. falco). Rispetto a falco, l'accrescitivo conta in volg. att. più antiche e più numerose (vd. TLIO s.vv. falco e falcone). Nel poema il nome del rapace è richiamato più volte, sempre all'interno di immagini di paragone ispirate all'arte venatoria. Fra queste ultime, quella di Inf. 17.127, tesa a istituire un parallelismo fra il volo di Gerione e quello dell'animale, appare come «una compiuta scena di caccia» (Salsano, in ED s.v. falcone), ricca anche sul piano lessicale (vd. anche falconiere, logoro). Con rif. a esempi «di nobilitade e di viltade», il termine ricorre anche nel Conv., due volte (es. «onde spesse volte diciamo uno nobile cavallo e uno vile, e uno nobile falcone e uno vile, e una nobile margarita e [una] vile», ivi, 4.14.9).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 22.10.2020.
Data ultima revisione: 02.11.2020.
1 [Zool.] Uccello della famiglia dei falconidi di grosse dimensioni, addestrabile per la caccia.
[1] Inf. 17.127: Come 'l falcon ch'è stato assai su l'ali, / che sanza veder logoro o uccello / fa dire al falconiere «Omè, tu cali!», / discende lasso [[...]], così ne puose al fondo Gerïone...
[2] Inf. 22.131: non altrimenti l'anitra di botto, / quando 'l falcon s'appressa, giù s'attuffa, / ed ei ritorna su crucciato e rotto.
[3] Purg. 19.64: Quale 'l falcon, che prima a' piè si mira, / indi si volge al grido e si protende / per lo disio del pasto che là il tira, / tal mi fec' io...
[4] Par. 18.45: Così per Carlo Magno e per Orlando / due ne seguì lo mio attento sguardo, / com' occhio segue suo falcon volando.
[5] Par. 19.34: Quasi falcone ch'esce del cappello, / move la testa e con l'ali si plaude, / voglia mostrando e faccendosi bello, / vid' io farsi quel segno, che di laude / de la divina grazia era contesto...