Commedia |
3 (2 Inf., 1 Par.). |
Altre opere | 1 (1 Rime). 3 (3 Fiore). |
Commedia |
divora Inf. 31.142 (:), Par. 27.131; divorarlo Inf. 6.30. |
Altre opere |
divorar Rime 11.33. divora Fiore 123.8; divorando Fiore 97.11; divorasse Fiore 97.4. |
Dal lat.
divorare (DELI 2 s.v.
divorare), il verbo ricorre nella
Commedia col signif. proprio a
Inf. 6.30, all'interno di una similitudine che contribuisce a definire l'immagine di Cerbero come vorace e ingordo (già introdotta dalla descrizione dei vv. 16-18, in partic. dal largo
ventre (vd.) «che significa insaziabilità», spiega
Francesco da Buti,
ad l.) e a
Par. 27.131. In questa seconda occ., il verbo suggerisce la sfrenatezza e la voracità che caratterizzano la
cupidigia (vd.) del v. 121. Infine,
divorare è usato in senso fig. a
Inf. 31.142: il «fondo che
divora Lucifero con Giuda» è il nono e ultimo cerchio dell'Inferno, che difatti trattiene al proprio interno, confitto nel ghiaccio di Cocito, Lucifero e, all'interno della bocca stessa di quest'ultimo, Giuda. Questa occ., in rima ricercata con
dimora del v. 144, è chiosata «tiene tra le sue fauci» da Inglese (
ad l.) e pare collegata a un immaginario arcaico che rappresenta gli Inferi come una enorme bocca mostruosa (cfr. Morgan,
Dante e l’aldilà medievale, p. 45 e Pasquini,
Diavoli e inferni nel Medioevo, pp. 25 e 28). Per questa occ., Ham Po Rb leggono
dimora (ma cfr.
dimora del v. 144).
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.10.2019.
Data ultima revisione: 11.01.2021.