Commedia |
divima Par. 29.36 (:). |
Att. unica. Parasintetico da
vime (vd.) formato con pref.
di- al pari di altri neologismi danteschi (vd. Parodi,
Lingua, p. 266; Di Pretoro,
Innovazioni lessicali, p. 12; inoltre Viel,
«Quella materia ond'io son fatto scriba», p. 77, che ne rileva «l’assenza di attestazioni in mediolatino e in altri dominî linguistici romanzi»). Il signif. del verbo, che indica l’inscindibilità del vincolo tra potenza e atto, è chiarito, fra i commentatori, da Benvenuto da Imola «
non si divima, idest, numquam dissolvitur, scilicet, amor divinus, vel ordo naturalis». D’altra parte, la figura etimologica tra
vime e
divima (rispettivamente in apertura e chiusura del verso) dà «un fortissimo risalto a quel vincolo indissolubile» (Chiavacci Leonardi
ad l.), mentre le rime
cima :
ima :
divima ripercorrono in tre momenti la disposizione tra le sostanze create come
puro atto (che si trovano nella posizione più elevata), la
pura potenza che occupa la parte più bassa (vd.
imo) e, nel mezzo, il legame tra le due che
già mai non si divima.
Autore: Fiammetta Papi.
Data redazione: 05.09.2018.
Data ultima revisione: 05.09.2018.