Altre opere | 2 (1 Vn., 1 Rime).
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Commedia |
agghiaccia Purg. 9.42 (:). |
Altre opere |
agghiaccia Vn 19.9.34; aghiaccia Rime 34.23 (:).
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Formazione parasintetica su
ghiaccio (vd. TLIO s.v.
ghiaccio 1) impiegata, rispetto al più diffuso corradicale
ghiacciare, prevalentemente in poesia e con accezioni fig. (vd. TLIO s.vv.
agghiacciare e
ghiacciare). Così anche nell'opera dantesca, dove il v. è, inoltre, usato sempre con valore assoluto (es.: «gitta nei cor villani Amore un gelo, / per che onne lor pensero agghiaccia e pere...»,
Vn 19.9.33-34; per il rif. agli effetti dell'azione di Amore, cfr. quanto detto s.v.
ghiacciato,
Nota). Nel poema,
agghiacciare precisa l'improvvisa sensazione di freddo e di mancamento che assale l'uomo còlto da spavento, allorché diventa pallido e «ismorto» (v. 41) per il venir meno degli spiriti vitali (cfr.
Francesco da Buti,
ad l.: «l'omo per la paura diventa gelato, perché il sangue corre al cuore»). Il ricorso all'immagine del ghiaccio nella rappresentazione degli effetti della paura sul corpo è senz'altro di lunga tradizione; si veda per es. il passo virgiliano «at sociis subita gelidus formidine sanguis / deriguit»,
Aen. 3.159-260 (cfr. Spaggiari,
Ghiacci danteschi, p. 11). Nel medesimo solco si colloca anche l'
agghiacciare petrarchesco della canzone
Perché la vita è breve («ma la paura un poco, / che 'l sangue vago per le vene agghiaccia...», Id.,
Canzoniere, 71, vv. 34-35; cfr.
Corpus OVI).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 28.09.2020.
Data ultima revisione: 02.11.2020.