Vocabolario Dantesco
curro s.m.
Commedia 1 (1 Inf.).
Commedia curro Inf. 17.61 (:).
Prima att. Latinismo da currus, con possibile duplice valenza: 'percorso' (deverbale da currere 'correre', su cui cfr. le perplessità etimologiche di Ferretti Cuomo, Parole di Dante, pp. 572-574) o ‘carro’ (diretta continuazione della base lat.). Il signif. 'percorso' (rif. allo sguardo), preferibile, è già in Francesco da Buti «Poi procedendo di mio sguardo il curro; cioè seguitando lo scorrimento de' miei occhi». La seconda (meno plausibile) accezione 'carro, cocchio' (dello sguardo) costituirebbe metafora da connettersi, secondo Torraca, La divina Commedia, p. 130, a un'espressione simile alla «navicella dell'ingegno» (Purg. 1.2) (e cfr. anche Benvenuto da Imola: «idest cursus mei intellectus, quia intellectus volvitur sicut currus», cfr. Tassone, Magnanimità metaforica, p. 236); ma si tratta di metafora alquanto goffa (ED, s.v. curro) o, al più «"volutamente ampollosa" a scopo ironico?» (Bellomo ad l., con rinvio a Gorni). La voce, rara, completa la difficile serie rimica, unica nella Commedia, in -urro (azzurro : curro : burro).
Autore: Veronica Ricotta.
Data redazione: 27.09.2018.
Data ultima revisione: 23.03.2021.
1 Percorso, scorrimento (dello sguardo) (fig.).
[1] Inf. 17.61: Poi, procedendo di mio sguardo il curro, / vidine un' altra come sangue rossa, / mostrando un' oca bianca più che burro.