Commedia |
cresta Inf. 34.42 (:). |
Dal lat.
crista (DELI 2 s.v.
cresta). Il termine è att. in volg. dalla fine del sec. XIII nell'accezione di 'pennacchio' dell'elmo; è invece doc. più tardi l'uso propr., rif. all'anatomia animale (vd.
TLIO s.v.). Nel passo dantesco il termine è impiegato per precisare il punto di giuntura delle «tre facce» (v. 38) di Lucifero, che si trova, appunto, 'sotto la cresta' (Inglese,
ad l.) dell'orrenda creatura. È altresì possibile assegnare all'espressione «al loco de la cresta» un valore analogico: le tre facce si unirebbero «nel punto dove alcuni animali hanno [...] la cresta» (ED s.v.
cresta). Tuttavia non sembra difficile immaginare «lo 'mperador del doloroso regno» (v. 28) come una creatura dotata effettivamente di cresta, alla maniera dei draghi o dei basilischi, rivestita anch'essa di signif. ulteriori; così, per es.,
Francesco da Buti: «[[
scil. l'autore]] finge che Lucifero abbia la testa, prima crestuta; la quale cresta significa la superbia e l'invidia che è sua figliuola» (
ad l.). Sulle rappresentazioni medievali di diavoli "crestati", in partic., cfr. Baltrušaitis,
Medioevo fantastico, pp. 160-162.
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 30.04.2021.
Data ultima revisione: 11.06.2021.