Vocabolario Dantesco
comburere v.
Commedia 2 (1 Inf., 1 Purg.).
Commedia combusto Inf. 1.75 (:), Purg. 29.118 (:).
Latinismo da comburere (DELI 2 s.v. comburere), il verbo ricorre nella Commedia in due luoghi strettamente legati alla trad. classica. A Inf. 1.75 è rif., nelle parole di Virgilio, al «superbo Ilïón» (qui Dante riprende alla lettera un'espressione dell'Eneide, «ceciditque superbum / Ilium», Aen. III 2-3). Spiega Ronconi (Per Dante interprete dei poeti latini, p. 31), che il vocabolo evoca le città bibliche, a cui più volte i testi sacri applicano il verbo comburo, che è invece sconosciuto a Virgilio: «siamo dunque in presenza, anche nel microcosmo linguistico, di quella ostentata contaminazione fra elemento classico ed elemento biblico ch'è parte fondamentale della cultura dantesca» (Mazzoni, Saggio di un nuovo commento alla Divina Commedia, p. 120). A Purg. 29.118, invece, il verbo è rif. al carro del Sole che, deviando dalla propria strada per inesperienza di Fetonte, fu bruciato da Giove su preghiera della Terra, che temeva di essere distrutta. Per ulteriori approfondimenti si rimanda anche a De Robertis, Dal primo all’ultimo Dante, p. 160.
Autore: Chiara Murru.
Data redazione: 02.09.2019.
Data ultima revisione: 29.10.2021.
1 Distruggere con il fuoco.
[1] Inf. 1.75: Poeta fui, e cantai di quel giusto / figliuol d'Anchise che venne di Troia, / poi che 'l superbo Ilïón fu combusto.
[2] Purg. 29.118: Non che Roma di carro così bello / rallegrasse Affricano, o vero Augusto, / ma quel del Sol saria pover con ello; / quel del Sol che, svïando, fu combusto / per l'orazion de la Terra devota, / quando fu Giove arcanamente giusto.