Dal lat. parl.
*combattuere (DELI 2 s.v.
combattere). L'opera dantesca restituisce buona parte del vasto spettro semantico sviluppato dal v. sin dalle prime att. volg. (cfr. TLIO s.v.
combattere); in partic., ben rappresentati e differenziati appaiono gli usi fig., che – specie nella
Vn e nelle
Rime – sono chiamati a rappresentare i molteplici contrasti della mente e delle passioni (es.: «mi cominciaro molti e diversi pensamenti a combattere e a tentare»
Vn 13.1). Fra le accezioni testimoniate dal poema, si distinguono il signif. propr. e quelli prossimi a quest'ultimo (§§
1 e segg.), isolandone gli usi trans. (§
1) e intrans. con o senza prep. (§§
1.1,
1.1.1); seguono quindi gli usi estens. (§
2) e fig. (§
3). Questi ultimi possono trovarsi rif. a lotte passionali, come quella del «grande Achille» (
Inf. 5.65), o spirituali, come quella di san Domenico «contro al mondo errante» degli eretici (
Par. 12.94). Al §
3.2, infine, si evidenzia l'uso trans. del v. nella partic. accezione di 'insidiare, minacciare': è la «morte» (
Inf. 2.107) – naturalmente la "morte spirituale", la dannazione eterna – che opprime pericolosamente il pellegrino. L'impiego di
combattere in questo senso è senz'altro meno comune nell'it. antico; un es. successivo è rilevabile nel
Libro di Antonio Pucci: «Partito quindi Allexandro co' suoi affannato della sete e del caldo e combattuto dalle fiere salvatiche d'attorno...» (ivi, cap. 9, p. 86.17; cfr. TLIO s.v.
combattere). La lettura del passo infernale proposta, che vuole
morte sogg. che
combatte Dante («che 'l combatte»), non è tuttavia l'unica possibile. A quest'ultima si è di recente opposto Enrico Malato, ritenendo «poco appropriato» assegnare alla
morte «un valore attivo, ipostatizzato», dal momento che «essa è ancora solo un pericolo incombente, un rischio, pur altissimo, ma non ancora una realtà operante» (Id.,
Per una nuova edizione, p. 13). La lettura «non vedi tu la morte ch'
el combatte», invece, farebbe sogg. del v. «Dante stesso, che resiste alla morte incombente, e conferma quella "presenza", quella consapevolezza vigile del peccatore, già manifestata nell'invocazione di aiuto [...]» (
ibid.).
Autore: Barbara Fanini.
Data redazione: 11.02.2020.
Data ultima revisione: 02.03.2020.