Dal lat.
adorare, da
ad- 'verso' e
orare 'pregare' (LEI s.v., 1, 791.1), vitale nella latinità (cfr. TLL s.v.
adoro, 1, 818.70; MLW s.v., 1.242) e presente nella tradiz. tomistica: cfr. Tommaso,
Lexicon s.v. (vd. in partic.
S. Th., III, q. 25, a. 1-6). Il verbo è doc. in volg. sin dalla seconda metà del sec. XII e, come in lat., si trova nel duplice signif. di 'venerare' e di 'pregare' (TLIO s.v.
adorare). Nel poema,
adorare è adoperato con la costruzione etimologica indir. di 'rivolgere preghiere a' (per cui, vd. Ageno,
Verbo, p. 52) nell'occ. di
Inf. 4.38 (§
1), per esprimere, secondo la spiegazione di Virgilio, la colpa degli abitanti del Limbo di non aver adorato Dio
debitamente, «cioè credendo nel Cristo venturo, come fecero gli ebrei» (Bellomo,
ad l.) dell’era precristiana. Ancora intrans., il verbo è inteso come 'pregare per qno' (§
1.1), in due luoghi: nella forma impers. di
Purg. 5.71, in relaz. alle preghiere recitate dai vivi in favore dello spirito penitente che per primo qui parla, Iacopo da Fano: «per me s'adori» (§
1.1 [1]); in Par. 18.125, in relaz. alle preghiere della schiera dei santi (
milizia del ciel) in favore degli uomini che hanno smarrito la retta via: «adora per color che sono in terra / tutti svïati dietro al malo essemplo» (§
1.1 [2]). In altre opere il verbo ricorre con valore trans. nell'accezione propr. di 'venerare' (
Conv. 2.4.6), anche con carattere dissacratore (
Fiore 5.11; 95.11; 229.7), e in senso assol. come 'implorare; chiedere l'elemosina' (
Fiore 120.7), mentre nel rifl. intrans. di
Detto 32 assume il senso di 'prostrarsi in adorazione' («a llui m'adoro»). A
Inf. 19.114,
aorate (Eg Ham),
adorati (Mad) e
adorate (Mart Pr Triv) ricorrono come var. di
orate (vd.
orare) col signif. già diffuso nel lat. classico e mediev. di 'fare oggetto di devozione' (cfr. TLL s.v.
oro, 9, 2, 1044.70-71, dove il verbo «vergit in notionem venerandi, colendi [[...]] honorandi»; Du Cange s.v.
orare 2). Petrocchi (
Introduzione, pp. 180-181) osserva che «le varianti adorate e onorate […], quantunque ammissibili, non hanno la proprietà della prima lezione» (vd. anche Petrocchi I, p. 326 e Tollemache in ED s.v.
orare).
Autore: Francesca De Cianni.
Data redazione: 26.04.2021.
Data ultima revisione: 01.11.2021.