Vocabolario Dantesco
abbellire v.
Commedia 2 (2 Par.).
Altre opere8 (8 Conv.).
4 (3 Fiore, 1 Detto).
Commedia abbelliva Par. 32.107; abbellivan Par. 22.24.
Altre opere abelisca Conv. 4.25.13; abellire Conv. 2.6.6, 2.6.7, 4.24.2, 4.30.2; abellisce Conv. 2.6.7, 2.7.12; abellito Conv. 2.7.5.
abelisce Fiore 91.6; abella Detto 174; abellendo Fiore 89.14; abellia Fiore 1.2.

Il parasintetico da bello, nel signif. di 'rendere più bello', è att. già nella seconda metà del Duecento nel volgarizzamento dei Trattati morali di Albertano da Brescia (cfr. TLIO s.v. abbellire 1). Nel signif. di 'diventare più bello' il v. ricorre in Par. 22.24, mentre in Par. 32.107 esso è usato come intrans. pron. rif. alla luce potentissima sprigionata da Maria di cui l'Arcangelo Gabriele si adorna (cfr. Chiavacci Leonardi, ad l.). Nelle altre opere dantesche il v. assume diverse sfumature di signif.: 'lodare' (es. Fiore 89.14; Conv. 4.30.2), 'persuadere' (es. Conv. 2.6.6; 2.7.5), 'piacere' (es. Fiore 1.2). In quest’ultimo caso il v. è gallicismo per calco semantico dal prov. abelhir o dal fr. antico abelir 'piacere' (cfr. rispettivamente Cella, I gallicismi, p. 304 e Viel, I gallicismi, p. 109 e la bibliografia cit. da entrambi). La schietta forma prov. si trova in Purg. 26.160, quando parla Arnaut Daniel («Tan m'abellis vostre cortes deman»): in questo caso, il v. ha valore impers. nel signif. di 'tanto mi piace la vostra cortese domanda'. Nella Commedia ricorre anche la forma metaplastica abbellare (vd.), att. già nella tradizione della lirica delle Origini (cfr. anche TLIO s.v. abbellare).

Autore: Elena Felicani.
Data redazione: 19.03.2021.
Data ultima revisione: 11.06.2021.
1 Pron. Diventare più bello.
[1] Par. 22.24: Come a lei piacque, li occhi ritornai, / e vidi cento sperule che 'nsieme / più s'abbellivan con mutüi rai.
1.1 Adornarsi con la luce.
[1] Par. 32.107: Così ricorsi ancora a la dottrina / di colui ch'abbelliva di Maria, / come del sole stella mattutina.